Agogna Morta
Infoseite
Quest'area appartiene a Parco Naturale del Ticino
AGOGNA MORTA – ZSC IT1150005
Il Sito IT1150005 Agogna Morta è compreso nel territorio comunale di Borgolavezzaro, in provincia di Novara. Si trova al confine con la provincia di Pavia ed il comune di Nicorvo. L’area comprende un meandro abbandonato del torrente Agogna situato nella zona planiziale della provincia di Novara. L’origine dell’isolamento di questa lanca dal corso attivo del torrente risale alla metà degli anni Cinquanta del secolo scorso in seguito ad opere di raddrizzamento dell’alveo. Il torrente Agogna mantiene costante il livello idrico della lanca per via sotterranea, attraverso l’alimentazione della prima falda di superficie.
Il Sito Agogna Morta occupa circa 13 ha ed è caratterizzato dalla presenza prevalente di ambienti agricoli, in particolare pioppicoltura (65% della superficie complessiva del Sito) sviluppati lungo il torrente Agogna. Le formazioni boschive (25%) sono riconducibili a 2 tipologie principali: i querco-carpineti, frequentemente infiltrati da robinia, e gli ambienti legati alla vegetazione riparia. l resto del territorio del Sito è costituito da ambienti acquatici (12%) e da altre coperture di minore interesse.
GEOLOGIA, GEOMORFOLOGIA E SUOLI
La bassa novarese presenta un‘inclinazione uniforme da Nord a Sud e da Ovest ad Est, secondo l’andamento dei fiumi e dei torrenti che la fiancheggiano e scorrono per tutta la sua lunghezza secondo linee pressoché parallele da NNO a SSE. Il terreno ha una composizione generalmente sciolta, dovuta alla sua natura alluvionale. Lo strato superficiale si estende sui sottostanti strati ghiaiosi e da ciò dipende l’alto grado di permeabilità dei terreni, implicando inoltre elevati consumi idrici e un forte effetto drenante causato dalla presenza di fiumi e torrenti che solcano la bassa pianura. Il Sito sorge all’interno di un’area pianeggiante, ma leggermente incassata rispetto alla circostante pianura. Si tratta di incisioni ed avvallamenti che rappresentano attuali passaggi fluviali o di piccoli rii (spesso trasformati in canali adibiti all'irrigazione) o di aree attualmente non più attraversate da un corso d'acqua attivo che sono state nel remoto passato oggetto dell'azione fluviale. I depositi alluvionali, relativamente recenti a sabbiosi, sono posti in vicinanza di una falda che è assai prossima alla superficie anche in funzione della posizione morfologica e dell'uso del suolo adibito quasi totalmente alla risaia in sommersione. La superficie, che si presenta fortemente rimaneggiata dallo spianamento delle camere di risaia, era in origine ondulata. La variabilità pedologica è elevata, seppur le differenti tipologie di suolo siano tutte accomunate da uno scarso livello evolutivo, da un’evidente idromorfia e dalla presenza del substrato ghiaioso in prossimità della superficie del suolo. La tessitura del suolo è ricca di sabbie grossolane; se ne ottiene una copertura pedologica con una permeabilità alta ma con un drenaggio evidentemente rallentato per la presenza della falda in prossimità della superficie. La profondità utile per l’approfondimento radicale è ridotta a circa 50 cm o inferiore; oltre tale soglia, l’ambiente diventa asfittico e non può ospitare gli apparati radicali.
IDROGRAFIA E ASPETTI IDROLOGICI
La pianura novarese è solcata longitudinalmente, secondo la stessa inclinazione, dagli alvei dei torrenti Agogna, Terdoppio ed Arbogna. I torrenti Agogna, Terdoppio e Arbogna scorrono con la medesima inclinazione di Ticino e Sesia, i fiumi principali della provincia di Novara e suddividono l'intero territorio in quattro zone (da est a ovest): Ticino-Terdoppio, Terdoppio-Arbogna, Arbogna-Agogna, Agogna-Sesia. Sono corsi d'acqua naturali che assolvono funzioni di colatori dei territori attraversati e di irrigazione; per secoli hanno costituito l'ossatura dell'intero sistema irriguo novarese e lomellino prima dell'avvento del sistema dei canali ad opera di Cavour.
Il torrente Agogna
Il torrente Agogna nasce dalle pendici del Mottarone nella zona alto collinare nei pressi di Gignese (VB) e, seguendo l'inclinazione degli altri corsi, passa presso Gozzano, attraversa Borgomanero, tocca Fontaneto, Cavaglio, Cavaglietto, Momo, Caltignaga, Novara, Lumellogno, Monticello, il territorio di Borgolavezzaro e quindi lascia la bassa novarese ed entra in Lomellina sino al Po, dove sfocia dopo un percorso di 124 km.
Il torrente Arbogna
Tra l'Agogna e il Terdoppio, poco a sud di Novara, si inserisce un modesto torrente: l'Arbogna. Questo corso d'acqua, dopo aver percorso la bassa novarese orientale e parte della Lomellina, si getta nell'Agogna con la denominazione di Erbognone. Lungo il suo percorso di 48 km tocca i territori di Novara, Garbagna, Nibbiola, Vespolate, Borgolavezzaro e quindi entra in Lomellina.
Il Piano Paesaggistico Regionale, inserisce l’area del Sito all’interno dell’Ambito di paesaggio n.18 “Pianura Novarese”, per il quale si prevede esplicitamente un obiettivo di qualità paesaggistica riguardante il mantenimento/ripristino della connettività ecologica del territorio attraverso il mantenimento/potenziamento dei nodi della rete ecologica e delle loro connessioni.
HABITAT FORESTALI
“Foreste miste della pianura alluvionale a Quercus robur, Ulmus laevis e U. minor, Fraxinus excelsior o F. augustifolia (Ulmenion minoris)” Cod. 91F0
All’interno del Sito si segnala la presenza di questo habitat soprattutto allo stato potenziale, per sottolineare come le dinamiche di affermazione di cenosi ben strutturate siano in atto e siano in parte frutto delle opere di ripristino ambientale attuate negli anni passati.
Sono ambienti forestali caratteristici della pianura alluvionale recente, ora ridottI a lembi lungo le aste fluviali in stazioni meno disturbate dalle esondazioni e non interessate dalle piene ordinarie a differenza dei saliceti e pioppeti golenali, da cui evolvono con l’inserimento di specie a legno duro dopo la mitigazione dell’azione fluviale.
Le specie caratteristiche di questo habitat sono Fraxinus excelsior, Quercus robur e Ulmus minor, alle quali si aggiungono o si affiancano altre specie arboree come Alnus glutinosa nelle zone impaludate o con falda affiorante quasi in permanenza, specie a legno tenero legate a diversi livelli di disponibilità idrica e drenaggio del suolo come Popolus nigra, Populus alba, Populus tremula, Prunus padus, Salix cinerea, arbusti come Sambucus nigra, Viburnum opulus, Euonymus europaeus e tra le non legnose Humulus lupulus, Aristolochia clematitis, Typhoides arundinacea, Urtica dioica, Parietaria officinalis.
Si tratta di cenosi molto frammentate e disperse su piccole superfici, interessate da una drastica riduzione delle loro estensione potenziale a causa della storica concorrenza dell’agricoltura e tutt’oggi anche dell’arboricoltura dal legno, specialmente pioppeti specializzati clonali, e da interventi di regimazione delle acque; i popolamenti relitti sono spesso degradati per gestione forestale impropria e infiltrazione di specie esotiche invasive.
All’interno del Sito questi ambienti sono rappresentati da giovani rimboschimenti misti (perticaie) effettuati alcuni anni orsono da associazioni ambientaliste, promettenti per la ricostituzione di lembi di foresta planiziale golenale nella composizione e struttura originarie, in grado di ospitare anche specie d’interesse conservazionistico.
HABITAT DELLE ACQUE FERME
“Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocharition” Cod. 3150
Dal punto di vista fisionomico si tratta di cenosi di erbe radicate sul fondo, liberamente natanti o sommerse, tipiche di acque ferme eutrofiche, spesso torbide, di stagni, paludi, acquitrini e sponde di laghi con bassi fondali (1-3 m).
Tra le specie vegetali caratteristiche di tale habitat sono state rilevate all’interno del Sito Ceratophyllum demersum, Myriophyllum spicatum, Nuphar luteum e Nymphaea alba.
All’interno del Sito “Agogna Morta” l’habitat risulta legato ai caratteristici ambienti di lanca, ovvero occupa gli specchi d’acqua presenti nei meandri rimasti isolati dalla dinamica fluviale. All’interno dell’area indagata l’habitat descritto è stato riscontrato in diversi siti, non solo nella lanca dell’Agogna Morta, ma anche in altre lanche relitte presenti in territorio lombardo. Stanti le rettifiche dei corsi d’acqua, le realizzazione di argini e difese spondali, la riduzione delle superfici di pertinenza fluviale lasciate alla libera evoluzione la generazione di ambienti di lanca si è ridotta drasticamente negli ultimi 50 anni causando conseguentemente anche una riduzione degli habitat ad essa connessi. Per questi motivi la presenza dell’habitat in questo contesto assume un importanza significativa.
Nel contesto specifico del Sito si tratta di habitat generato dalla dinamica fluviale. Il fiume, a seguito di eventi di piena, lascia meandri isolati dalla dinamica fluviale dove la presenza di falda affiorante permette la creazione di ambienti di acque ferme che vengono colonizzati dalle specie caratteristiche dell’habitat. L’evoluzione naturale di queste cenosi può essere relativamente rapida a medio termine (20-30 anni) e può portare alla chiusura e sostituzione con ambiente di bosco paludoso e umido.
La rinnovazione dell’habitat è dunque strettamente legata al mantenimento di una naturalità dell’ecosistema fluviale ovvero alla presenza di ampie aree di esclusiva pertinenza fluviale che possano garantire dinamiche fluviali libere.
Questi ambienti sono molto spesso minacciati a causa di inquinamento e alterazioni dirette, incendi del canneto e prosciugamenti per bonifiche agrarie. Nel contesto specifico del sito la principale minaccia può essere considerata l’evoluzione dell’habitat ovvero la chiusura e l’interramento della lanca. La possibile comparsa di specie (tanto della flora che della fauna) acquatiche alloctone con carattere invasivo può causare alterazione delle cenosi e scomparsa di specie.
La conservazione dell’habitat è strettamente connessa alla conservazione della naturalità dell’ecosistema fluviale nel suo complesso e dunque della possibilità di piena espressione di dinamiche fluviali in grado di generare nuove lanche. La tutela del meandro abbandonato denominato Agogna Morta non può essere disgiunta dalla tutela delle lanche legate allo stesso sistema fluviale presenti anche in territorio amministrativamente lombardo.
Il Sito IT1150005 Agogna Morta è compreso nel territorio comunale di Borgolavezzaro, in provincia di Novara. Si trova al confine con la provincia di Pavia ed il comune di Nicorvo. L’area comprende un meandro abbandonato del torrente Agogna situato nella zona planiziale della provincia di Novara. L’origine dell’isolamento di questa lanca dal corso attivo del torrente risale alla metà degli anni Cinquanta del secolo scorso in seguito ad opere di raddrizzamento dell’alveo. Il torrente Agogna mantiene costante il livello idrico della lanca per via sotterranea, attraverso l’alimentazione della prima falda di superficie.
Il Sito Agogna Morta occupa circa 13 ha ed è caratterizzato dalla presenza prevalente di ambienti agricoli, in particolare pioppicoltura (65% della superficie complessiva del Sito) sviluppati lungo il torrente Agogna. Le formazioni boschive (25%) sono riconducibili a 2 tipologie principali: i querco-carpineti, frequentemente infiltrati da robinia, e gli ambienti legati alla vegetazione riparia. l resto del territorio del Sito è costituito da ambienti acquatici (12%) e da altre coperture di minore interesse.
GEOLOGIA, GEOMORFOLOGIA E SUOLI
La bassa novarese presenta un‘inclinazione uniforme da Nord a Sud e da Ovest ad Est, secondo l’andamento dei fiumi e dei torrenti che la fiancheggiano e scorrono per tutta la sua lunghezza secondo linee pressoché parallele da NNO a SSE. Il terreno ha una composizione generalmente sciolta, dovuta alla sua natura alluvionale. Lo strato superficiale si estende sui sottostanti strati ghiaiosi e da ciò dipende l’alto grado di permeabilità dei terreni, implicando inoltre elevati consumi idrici e un forte effetto drenante causato dalla presenza di fiumi e torrenti che solcano la bassa pianura. Il Sito sorge all’interno di un’area pianeggiante, ma leggermente incassata rispetto alla circostante pianura. Si tratta di incisioni ed avvallamenti che rappresentano attuali passaggi fluviali o di piccoli rii (spesso trasformati in canali adibiti all'irrigazione) o di aree attualmente non più attraversate da un corso d'acqua attivo che sono state nel remoto passato oggetto dell'azione fluviale. I depositi alluvionali, relativamente recenti a sabbiosi, sono posti in vicinanza di una falda che è assai prossima alla superficie anche in funzione della posizione morfologica e dell'uso del suolo adibito quasi totalmente alla risaia in sommersione. La superficie, che si presenta fortemente rimaneggiata dallo spianamento delle camere di risaia, era in origine ondulata. La variabilità pedologica è elevata, seppur le differenti tipologie di suolo siano tutte accomunate da uno scarso livello evolutivo, da un’evidente idromorfia e dalla presenza del substrato ghiaioso in prossimità della superficie del suolo. La tessitura del suolo è ricca di sabbie grossolane; se ne ottiene una copertura pedologica con una permeabilità alta ma con un drenaggio evidentemente rallentato per la presenza della falda in prossimità della superficie. La profondità utile per l’approfondimento radicale è ridotta a circa 50 cm o inferiore; oltre tale soglia, l’ambiente diventa asfittico e non può ospitare gli apparati radicali.
IDROGRAFIA E ASPETTI IDROLOGICI
La pianura novarese è solcata longitudinalmente, secondo la stessa inclinazione, dagli alvei dei torrenti Agogna, Terdoppio ed Arbogna. I torrenti Agogna, Terdoppio e Arbogna scorrono con la medesima inclinazione di Ticino e Sesia, i fiumi principali della provincia di Novara e suddividono l'intero territorio in quattro zone (da est a ovest): Ticino-Terdoppio, Terdoppio-Arbogna, Arbogna-Agogna, Agogna-Sesia. Sono corsi d'acqua naturali che assolvono funzioni di colatori dei territori attraversati e di irrigazione; per secoli hanno costituito l'ossatura dell'intero sistema irriguo novarese e lomellino prima dell'avvento del sistema dei canali ad opera di Cavour.
Il torrente Agogna
Il torrente Agogna nasce dalle pendici del Mottarone nella zona alto collinare nei pressi di Gignese (VB) e, seguendo l'inclinazione degli altri corsi, passa presso Gozzano, attraversa Borgomanero, tocca Fontaneto, Cavaglio, Cavaglietto, Momo, Caltignaga, Novara, Lumellogno, Monticello, il territorio di Borgolavezzaro e quindi lascia la bassa novarese ed entra in Lomellina sino al Po, dove sfocia dopo un percorso di 124 km.
Il torrente Arbogna
Tra l'Agogna e il Terdoppio, poco a sud di Novara, si inserisce un modesto torrente: l'Arbogna. Questo corso d'acqua, dopo aver percorso la bassa novarese orientale e parte della Lomellina, si getta nell'Agogna con la denominazione di Erbognone. Lungo il suo percorso di 48 km tocca i territori di Novara, Garbagna, Nibbiola, Vespolate, Borgolavezzaro e quindi entra in Lomellina.
Il Piano Paesaggistico Regionale, inserisce l’area del Sito all’interno dell’Ambito di paesaggio n.18 “Pianura Novarese”, per il quale si prevede esplicitamente un obiettivo di qualità paesaggistica riguardante il mantenimento/ripristino della connettività ecologica del territorio attraverso il mantenimento/potenziamento dei nodi della rete ecologica e delle loro connessioni.
HABITAT FORESTALI
“Foreste miste della pianura alluvionale a Quercus robur, Ulmus laevis e U. minor, Fraxinus excelsior o F. augustifolia (Ulmenion minoris)” Cod. 91F0
All’interno del Sito si segnala la presenza di questo habitat soprattutto allo stato potenziale, per sottolineare come le dinamiche di affermazione di cenosi ben strutturate siano in atto e siano in parte frutto delle opere di ripristino ambientale attuate negli anni passati.
Sono ambienti forestali caratteristici della pianura alluvionale recente, ora ridottI a lembi lungo le aste fluviali in stazioni meno disturbate dalle esondazioni e non interessate dalle piene ordinarie a differenza dei saliceti e pioppeti golenali, da cui evolvono con l’inserimento di specie a legno duro dopo la mitigazione dell’azione fluviale.
Le specie caratteristiche di questo habitat sono Fraxinus excelsior, Quercus robur e Ulmus minor, alle quali si aggiungono o si affiancano altre specie arboree come Alnus glutinosa nelle zone impaludate o con falda affiorante quasi in permanenza, specie a legno tenero legate a diversi livelli di disponibilità idrica e drenaggio del suolo come Popolus nigra, Populus alba, Populus tremula, Prunus padus, Salix cinerea, arbusti come Sambucus nigra, Viburnum opulus, Euonymus europaeus e tra le non legnose Humulus lupulus, Aristolochia clematitis, Typhoides arundinacea, Urtica dioica, Parietaria officinalis.
Si tratta di cenosi molto frammentate e disperse su piccole superfici, interessate da una drastica riduzione delle loro estensione potenziale a causa della storica concorrenza dell’agricoltura e tutt’oggi anche dell’arboricoltura dal legno, specialmente pioppeti specializzati clonali, e da interventi di regimazione delle acque; i popolamenti relitti sono spesso degradati per gestione forestale impropria e infiltrazione di specie esotiche invasive.
All’interno del Sito questi ambienti sono rappresentati da giovani rimboschimenti misti (perticaie) effettuati alcuni anni orsono da associazioni ambientaliste, promettenti per la ricostituzione di lembi di foresta planiziale golenale nella composizione e struttura originarie, in grado di ospitare anche specie d’interesse conservazionistico.
HABITAT DELLE ACQUE FERME
“Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocharition” Cod. 3150
Dal punto di vista fisionomico si tratta di cenosi di erbe radicate sul fondo, liberamente natanti o sommerse, tipiche di acque ferme eutrofiche, spesso torbide, di stagni, paludi, acquitrini e sponde di laghi con bassi fondali (1-3 m).
Tra le specie vegetali caratteristiche di tale habitat sono state rilevate all’interno del Sito Ceratophyllum demersum, Myriophyllum spicatum, Nuphar luteum e Nymphaea alba.
All’interno del Sito “Agogna Morta” l’habitat risulta legato ai caratteristici ambienti di lanca, ovvero occupa gli specchi d’acqua presenti nei meandri rimasti isolati dalla dinamica fluviale. All’interno dell’area indagata l’habitat descritto è stato riscontrato in diversi siti, non solo nella lanca dell’Agogna Morta, ma anche in altre lanche relitte presenti in territorio lombardo. Stanti le rettifiche dei corsi d’acqua, le realizzazione di argini e difese spondali, la riduzione delle superfici di pertinenza fluviale lasciate alla libera evoluzione la generazione di ambienti di lanca si è ridotta drasticamente negli ultimi 50 anni causando conseguentemente anche una riduzione degli habitat ad essa connessi. Per questi motivi la presenza dell’habitat in questo contesto assume un importanza significativa.
Nel contesto specifico del Sito si tratta di habitat generato dalla dinamica fluviale. Il fiume, a seguito di eventi di piena, lascia meandri isolati dalla dinamica fluviale dove la presenza di falda affiorante permette la creazione di ambienti di acque ferme che vengono colonizzati dalle specie caratteristiche dell’habitat. L’evoluzione naturale di queste cenosi può essere relativamente rapida a medio termine (20-30 anni) e può portare alla chiusura e sostituzione con ambiente di bosco paludoso e umido.
La rinnovazione dell’habitat è dunque strettamente legata al mantenimento di una naturalità dell’ecosistema fluviale ovvero alla presenza di ampie aree di esclusiva pertinenza fluviale che possano garantire dinamiche fluviali libere.
Questi ambienti sono molto spesso minacciati a causa di inquinamento e alterazioni dirette, incendi del canneto e prosciugamenti per bonifiche agrarie. Nel contesto specifico del sito la principale minaccia può essere considerata l’evoluzione dell’habitat ovvero la chiusura e l’interramento della lanca. La possibile comparsa di specie (tanto della flora che della fauna) acquatiche alloctone con carattere invasivo può causare alterazione delle cenosi e scomparsa di specie.
La conservazione dell’habitat è strettamente connessa alla conservazione della naturalità dell’ecosistema fluviale nel suo complesso e dunque della possibilità di piena espressione di dinamiche fluviali in grado di generare nuove lanche. La tutela del meandro abbandonato denominato Agogna Morta non può essere disgiunta dalla tutela delle lanche legate allo stesso sistema fluviale presenti anche in territorio amministrativamente lombardo.
Name | Beschreibung |
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Superficie (Ha) | 10 |
Riconoscimenti | Natura 2000 ZSC "IT1150005" |
Regioni | Piemonte |
Province | Novara - Comune di Borgolavezzaro |
Vigilanza
Responsabile del Settore di Vigilanza E.Q.
Name | Beschreibung |
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vgenovese@parcoticinolagomaggiore.it vigilanza@parcoticinolagomaggiore.it |
Responsabile Servizio Territoriale (Verbano Baragge )
Name | Beschreibung |
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vigilanza@parcoticinolagomaggiore.it |